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Prevenire e curare con la medicina tradizionale cinese

DiBruno Lanata

Mar 6, 2014

Verso la medicina integrata. Intervista al dottor Gaudenzio Garozzo a cura di Bruno Lanata.

Proseguono i nostri incontri sul tema dell’integrazione terapeutica fra la medicina convenzionale e le medicine non-convenzionali. In questo numero affrontiamo il tema della medicina integrata con il dottor Gaudenzio Garozzo, medico che ha dedicato la propria vita, personale e professionale, allo studio e alla pratica della medicina tradizionale cinese.

Incontriamo il dottor Garozzo presso il suo studio in Artemedica, un centro polispecialistico che raccoglie al proprio interno differenti indirizzi medico-terapeutici uniti dal comune approccio alla medicina integrata. Obiettivo è quello di proporre a chi si rivolge al Centro l’opportunità di indirizzarsi liberamente verso il tipo di medicina e di trattamento ritenuto più consono alle proprie esigenze. E avere anche la possibilità di usufruire di quanto di meglio l’integrazione fra le diverse arti mediche e le diverse farmacologie può offrire.

Quali sono, secondo lei, le principali differenze che si riscontrano fra la medicina convenzionale, o allopatica, e quelle che vengono indicate come medicine complementari?

In realtà non esistono medicine differenti. Quello che cambia è l’approccio del medico al paziente. La medicina si occupa dell’equilibrio della persona; suo compito è far sì che l’uomo possa mantenere un equilibrio omeostatico, un equilibrio fisiologico tale da poter vivere al meglio e il più a lungo possibile. Non possiamo quindi stabilire aprioristicamente delle differenze tra i diversi tipi di medicina. Il voler stilare delle classifiche per indicare se un tipo di approccio sia migliore di un altro porterebbe solo a una situazione di sterile contrasto.
L’esigenza primaria è aver cura del nostro stato di salute nel  modo più consono possibile al nostro modo di essere, di pensare, di sentire. Non tutti fanno lo stesso tipo di scelta terapeutica. La decisione su come curarsi è assolutamente personale, e non ha nulla a che vedere con la qualità della terapia. Occorre infatti considerare che gran parte del successo della terapia dipende dalla personale volontà di curarsi.
Ad esempio, una persona può assumere un farmaco legato alla medicina occidentale e avere un risultato eccezionale nel ristabilire l’equilibrio del proprio organismo. Per contro, se la persona non assume il farmaco in piena tranquillità, con la consapevolezza che quella data cura lo aiuterà a star bene, potrebbe incorrere in una reazione avversa al farmaco.1

È un tipo di reazione che si riscontra solo nella medicina allopatica?

Lo stesso discorso vale anche per farmaci che hanno un differente approccio terapeutico, quali fitoterapici o farmaci omeopatici, per fare un esempio. Il loro risultato non dipende esclusivamente dai principi che contengono, ma dalla loro interazione con la persona. Per questo un farmaco non è sempre egualmente efficace. Un discorso che vale tanto per la medicina occidentale quanto per quella orientale, per la medicina ayurvedica come per quella antroposofica.
In conclusione, possiamo affermare che non esiste la concorrenza tra medicine; esiste la necessità di trovare la medicina più affine a noi stessi, quella che meglio si adatta alle nostre, personali esigenze.

Quali sono le caratteristiche fondamentali di un buon medico?

Chi si adopera per la salute della persona dovrebbe essere guidato da principi elevati. È quando il medico non è ispirato da principi elevati che la medicina mostra i suoi lati negativi.
Nel momento in cui un medico prescrive un farmaco senza aver preventivamente valutato i pro e i contro, si corre il rischio di arrecare gravi danni al paziente. Il medico deve valutare in piena coscienza rischi e benefici e verificare quelli che potrebbero essere gli effetti collaterali per ottenere un risultato che sia veramente a favore del paziente.
Il fatto di rivolgersi alla medicina occidentale-allopatica, a quella tradizionale cinese o a quella antroposofica è un aspetto che si pone in secondo piano; il fine primario deve essere mettere in condizione il paziente di vivere meglio, creandogli meno problemi possibili.
Un tempo si parlava della professione medica come di una missione, mentre oggi si pone soprattutto l’accento sull’aspetto economico. Certo anche quest’ultimo ha la sua importanza, fermo restando che, comunque, il medico dovrebbe conservare una visione etica nell’approccio al paziente.

Quali sono i punti di contatto tra medicina occidentale e orientale?

Nel corso della storia il concetto stesso di medicina ha subito notevoli cambiamenti fino a portare a quella che oggi definiamo medicina moderna. Con questa locuzione intendiamo indicare il frutto di un insieme di ricerche operate in differenti branche scientifiche – come la biologia, la chimica, la chimica biologica, la fisiologia, la matematica, la fisica – che hanno portato alle attuali conoscenze sul funzionamento dell’organismo.
In effetti, anche la medicina cinese, così come quella occidentale, ha una sua chimica che si chiama dialettica dello yin e dello yang; ha una sua biochimica che è la legge dei cinque movimenti; ha una sua anatomia che integra le conoscenze della medicina allopatica con il riconoscimento del percorso dei tragitti energetici, le cui alterazioni possono essere causa dell’insorgenza di patologie.
In Cina, dopo l’avvento di Mao Tse-tung, le scuole hanno alterato moltissimo quelli che erano i criteri tradizionali. Una parte della patologia viene quindi trattata con la fitoterapia e non con l’agopuntura.

Quali sono le patologie e gli ambiti di specialità in cui la medicina tradizionale cinese viene maggiormente impiegata in occidente?

Gli ambiti della medicina tradizionale cinese sono strettamente connessi alle conoscenze e alle competenze del medico che, a volte, evita di inoltrarsi nei trattamenti più complicati, in quanto richiedono di avere alle spalle studi molto approfonditi.
Attualmente, in Italia l’agopuntura è appannaggio del medico che opera le proprie scelte terapeutiche nei limiti delle proprie conoscenze anche se, in effetti, il potenziale campo di azione risulta essere notevolmente più vasto.
In effetti, la medicina tradizionale cinese potrebbe essere applicata in qualsiasi tipo di patologia o alterazione della fisiologia umana: si va dal campo ginecologico a quello ortopedico, neurologico e psichiatrico per arrivare a tutte quelle che sono le alterazioni dermatologiche e metabolico-endocrinologiche.
Per essere più chiari la medicina tradizionale cinese risolve stati sintomatologici quali: cefalee, ipertensioni, anomalie digestive e disturbi articolari. Certamente si tratta di patologie che possono essere trattate anche farmacologicamente, ma non vengono però risolte in modo definitivo. Con la medicina tradizionale cinese possiamo invece evitare che la persona debba continuare ad assumere farmaci.
Anche per quel che riguarda gli stati di sovrappeso e le obesità, dove si manifesta una notevole difficoltà a riportare la persona in equilibrio, possiamo intervenire con successo migliorando il metabolismo.
Infine, nel caso di vertigini e acufeni, laddove la medicina occidentale non riesce a proporre terapie risolutive, possiamo intervenire efficacemente grazie alla medicina tradizionale cinese.

In quale senso lei vede la necessità, se non di un’unione almeno di un’integrazione tra la medicina occidentale e quella orientale?

I medici cinesi non conoscono i principi fondamentali della medicina occidentale così come quelli occidentali presentano delle resistenze verso lo studio della medicina orientale. È dovere di una moderna medicina chiarire i legami strettissimi esistenti tra le due forme di cultura e mettere in luce le grossissime assonanze esistenti. Due linguaggi differenti, per forme e per struttura, che raccontano la stessa storia: la nascita e la vita dell’uomo.

Dottor Garozzo, cosa significa per lei rifarsi alla medicina tradizionale cinese.


il dottor Gaudenzio Garozzo e il suo maestro Nguyen Van Nghi

La tradizione è ciò che ci lega al passato e ci fa ricordare da dove proveniamo. È proprio attraverso la conoscenza del passato che possiamo costruire il nostro futuro. Rinnegarlo ci porterebbe solo alla perdita della nostra identità di essere umano. È per questo che faccio specifico riferimento agli insegnamenti del professor Nguyen Van Nghi – di cui sono stato allievo – che è sempre rimasto fedele alla tradizione letteraria. Questo per non incorrere nell’errore commesso da altri illustri maestri che hanno dimenticato il legame con la tradizione e hanno quindi perso il legame con l’Uomo.

Quindi un rispetto integrale all’insegnamento avuto dal suo maestro?

Occorre far sempre riferimento ai testi antichi. Qualsiasi nozione si debba discutere deve sempre essere frutto di un attento studio dei principali testi della letteratura cinese medica. Ling Shu, Su Wen, Da Chang, Shang Han Lun, Mai Jing, Nan Jing sono solo alcuni dei testi storici alla base della cultura medica cinese. Dopo l’avvento di Mao, e il suo decreto sulla necessità di una cultura alla portata di tutti, gran parte degli scritti cinesi sono stati stralciati dagli studi dei medici contemporanei che, molte volte, non conoscono neppure l’esistenza o il funzionamento di strutture come i Qi Jing Ba Mai, i Jing Jin, i Jing Bie, e altri. Non sono, quindi, più in grado di esercitare un’agopuntura all’altezza delle più svariate sindromi patologiche.


(1) Con reazione avversa al farmaco (ADR, Averse Drug Reaction) si indicano gli effetti nocivi e non voluti connessi all’assunzione di un medicinale.


dottor Gaudenzio Garozzo

dottor Gaudenzio Garozzo, medico chirurgo specializzato in medicina tradizionale cinese. Presidente della Wmaa-Europe, docente di Medicina Cinese all’Università “La Sapienza” di Roma, all’Università San Paolo (Brasile) e alla Nguyen Van Nghi Memorial School of TCM (Florida, USA).