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Agricoltura biodinamica: una risposta concreta alla siccità

DiBruno Lanata

Giu 3, 2022

Tra le più rovinose conseguenze derivate dai cambiamenti climatici, la siccità, che distrugge le coltivazioni e favorisce i roghi, rappresenta la calamità più grave per l’agricoltura italiana.

In una recente analisi la Coldiretti ha rilevato come negli ultimi anni sia mutata la distribuzione delle precipitazioni: questo sia da un punto di vista stagionale che per quanto riguarda la distribuzione geografica. In particolare, il 2022 è stato finora caratterizzato da una drastica diminuzione delle precipitazioni, che sono quasi dimezzate, e da un’ondata di caldo anomalo.
Per di più, temperature elevate significano anche una maggior presenza di vapore nell’aria e un conseguente maggior rischio di bombe d’acqua, trombe d’aria e grandinate devastanti.
A scarseggiare nel Nord Italia però non è stata solo la pioggia, ma anche la neve. La presenza della neve sui monti costituisce una risorsa fondamentale, indispensabile per l’apporto di acqua nei campi all’inizio periodo. Una situazione che amplifica le difficoltà in cui versano i bacini idrografici.
A seguito dell’anticipo del caldo estivo, quest’anno sono inoltre venute meno anche le ultime speranze riposte nelle piogge di maggio. Le rilevanti perturbazioni primaverili, che avevano caratterizzato il 2021, avevano infatti contribuito a riequilibrare il deficit idrico invernale, soprattutto per il Centro-Nord Italia.
Per i metereologi, causa di questa situazione sarebbe stata una barriera di alta pressione che ha impedito il passaggi delle correnti fredde e foriere di piaggia provenienti dall’Atlantico. Forse il nostro paese si sta lentamente, ma inesorabilmente, avviando a diventare un’area caratterizzata da un clima tropicale, con scarse precipitazioni concentrate in brevi periodi dell’anno?

Agricoltura biodinamica:una risposta concreta alla siccità

Certo l’Italia – come evidenziato dalla Coldiretti – resta pur sempre un Paese piovoso, con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente: di questi però appena l’11% viene trattenuto.

Esiste un rimedio?

L’agricoltura biodinamican rappresenta una risposta concreta alla siccità e un valido e concreto antidoto per contrastare l’intensificarsi di eventi climatici estremi. I terreni coltivati con questa tecnica sono in grado di trattenere mediamente il 55% in più di acqua rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali. Dati evidenziati in uno studio dell’Università di Sydney. Una proprietà che deriva essenzialmente dalla ricchezza del terreno, che vanta una presenza di humus estremamente elevata (+70%). L’humus è infatti un componente organico del suolo in grado di trattenere acqua fino a 20 volte il suo peso.
Come afferma Carlo Tricarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, “l’agricoltura ecologica è uno dei più potenti strumenti per sanare gli squilibri ecologici ed è allo stesso tempo lo strumento per produrre innovazione, tenuta sociale e salute per l’uomo. La biodinamica è un pezzo importante di questo processo, anche grazie alle piccole e grandi aziende che hanno intrapreso un nuovo modello agricolo capace di aprire nuovi orizzonti anche sul piano dell’economia“.
I dati confermano che coltivare i terreni con il metodo biodinamico consente di produrre cibo in maniera sostenibile. Inoltre contribuisce alla creazione di un’infrastruttura verde capace di resistere agli effetti dei cambiamenti climatici.

Sekem

Un esempio concreto dei risultati che possono essere raggiunti grazie all’agricoltura biodinamica è rappresentato da Sekem, ubicata a sessanta chilometri dal Cairo, in Egitto. Un progetto di Ibrahim Abouleish, grazie al quale sono stati coltivati oltre 20mila ettari di terra desertica.
La zona in cui ebbe avvio il progetto di questa struttura agricola era particolarmente ingrata. Ma Abuleish la scelse proprio per questo. Voleva dimostrare che se fosse riuscito a far fiorire quell’angolo inospitale, allora ciò sarebbe stato possibile in ogni luogo, in ogni parte del mondo. Le difficoltà affrontate e superate sono state tantissime. E oggi Sekem è un’oasi lussureggiante i cui frutti non solo alimentano la comunità locale ma vengono anche esportati.

Foto di Markus Spiske su Unsplash