L’etanolo presente nelle bevande alcoliche non è un nutriente, ma una sostanza tossica e, potenzialmente, una droga.
12 febbraio 2020 – Ormai da tempo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC, International Agency for Research on Cancer) ha inserito le bevande alcoliche nel Gruppo 1, cioè tra quelle sostanze che hanno precise evidenze di cancerogenicità per alcune neoplasie: cavità boccale, prime vie aeree superiori, esofago, intestino, fegato, pancreas e mammella.
Anche se l’Agenzia non specifica a partire da quali dosaggi o tempi di esposizione tali sostanze si definiscono cancerogene, viene a questo punto messo in discussione l’utilizzo del termine “abuso” che permette in modo non etico di consigliare un uso moderato di bevande alcoliche. Non esiste, infatti, un dosaggio giornaliero sicuro.
Inoltre, l’alcol favorisce una sessantina di differenti patologie, sopratutto a livello epato-gastroenterologico, neurologico e cardio-circolatorio. Tra queste la patologia epatica è certamente la più frequente.
Rapporto tra alcol e donne
Di particolare rilevanza sono gli studi che hanno evidenziato come esista una maggiore fragilità femminile di fronte al bere. Assumendo uguali dosi di alcol in eguali condizioni, le donne raggiungono una concentrazione di alcol nel sangue più elevata rispetto agli uomini.
Quali le ragioni di questa differenza? Il Ministero della salute evidenzia come questo dipenda da diversi fattori: in primo luogo l’organismo femminile ha una massa corporea inferiore rispetto all’uomo, e presenta una minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol. Inoltre, l’alcol si diluisce nell’acqua. Per cui avendo la donna una minor quantità di acqua corporea rispetto all’uomo, l’alcol ingerito è meno diluito.
Ne deriva che, assumendo una pari quantità di bevande contenenti alcol, quindi, si avrà un livello di alcolemia maggiore. Ora, la questione non può essere banalmente ridotta al detto comune che “le donne reggono meno l’alcol”, ma comporta conseguenze ben più gravi. Infatti la donna, per gli stessi motivi, sviluppa più rapidamente rispetto all’uomo tanto la dipendenza che le complicanze epatiche, cardiovascolari e psichiatriche correlate all’assunzione di bevande alcoliche.
In particolare, le donne sono maggiormente sensibili all’alcol durante i giorni precedenti il ciclo mestruale e durante l’ovulazione. L’alcol ingerito entra rapidamente in circolo, e dal sangue passa al latte e, quindi, al bambino. Inoltre influenza negativamente i sintomi correlati alla menopausa, favorisce l’osteoporosi e l’incremento del peso corporeo.
Purtroppo tra le giovani ha preso piede il fenomeno del binge drinking . Si tratta di una consuetudine ormai consolidata in cui l’assunzione smodata di alcol avviene normalmente fuori pasto, al solo fine di raggiungere lo stato di ebbrezza nel minor tempo possibile.
Una pratica questa estremamente pericolosa che può alterare la pressione sanguigna elevandola, e incrementare i livelli di colesterolo e di zuccheri nel sangue. Cresce di conseguenza il rischio del manifestarsi di eventi acuti a carico del cuore e del cervello, come l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale.
Alcol in gravidanza
Un aspetto di particolare rilevanza che occorre affrontare è quello dell’assunzione di alcol durante la gravidanza. Esiste un passaggio facilitato bidirezionale dell’alcol tra la madre e il feto. Dopo 15 minuti dall’aver ingerito una bevanda alcolica il livello di alcolemia del feto è simile a quello materno. È quindi possibile che si sviluppi la sindrome feto-alcolica caratterizzata da importanti alterazioni fisiche e neurologiche.
Occorre rimarcare come durante la gravidanza e l’allattamento non esista una modica quantità consentita, vale adire c’è una soglia sicurezza rimanendo entro la quale è consentito assumere bevande quali vino o birra, né tanto meno superalcolici. Infatti il medico sconsiglierà per prassi in modo assoluto l’uso di bevande alcoliche sia durante la gravidanza sia durante l’allattamento.