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Alcolismo, malattia della famiglia

DiBruno Lanata

Nov 8, 2021

L’alcolismo non colpisce solo l’individuo che ne è portatore, ma coinvolge l’intero gruppo familiare e sovente anche gli amici.

Ansia, disagio, vergogna, solitudine ma anche paura sono gli stati d’animo di chi vive accanto a un alcolista. A questi aspetti emotivi e psicologici si associano poi frequentemente problemi di carattere economico. Ma l’alcolismo è una malattia dalla quale si può guarire? Ne parliamo con Marta e Andrea (nomi di fantasia) rispettivamente moglie e marito di due persone dedite all’alcolismo.

Quali sono stati gli inizi del percorso della vostra famiglia nel tunnel dell’alcolismo?

Marta – Non so dire quando sia cominciata la nostra storia di sofferenze. La malattia si è insinuata subdolamente nelle nostre vite: ha iniziato a influenzarle senza che ce ne rendessimo conto, le ha modificate fino a dominarle. All’inizio non sembrava cosi grave. In principio non l’ho riconosciuta, poi mi forzavo di minimizzare; la chiamavo con altri nomi: malessere, malumore depressione, esaurimento, crisi matrimoniale. Ho pensato persino che potesse dipendere da me, dal mio comportamento, dalla mia inadeguatezza, facendomi venire terribili sensi di colpa. Ma alla fine ho dovuto ammettere che era una nemica troppo potente e ho dovuto chiamarla con il suo nome: alcolismo!

Qual è stata la sua prima reazione quando si è reso conto che sua moglie era un’alcolista?

Andrea – La mia prima preoccupazione è sempre stata quella di controllare mia moglie. Facevo di tutto perché non bevesse e cercavo di evitare che combinasse guai. Ero ossessionato da questa situazione, ero perennemente in ansia, qualsiasi cosa stessi facendo. La mia vita era pesantemente condizionata e avevo dentro di me un senso di frustrazione e di rabbia perché vedevo che tutti i miei sforzi non portavano ad alcun risultato. Provavo infiniti sensi di colpa perché pensavo spesso che potessi essere io la causa di tutto ma non riuscivo a capire dove stessi sbagliando.

Come è cambiata la vita con suo marito? E i suoi figli?

Marta – Mio marito si era trasformato da uomo intelligente e premuroso in un musone litigioso, inaffidabile e paranoico. Anche quando era sobrio, non era mai contento, non si curava di sé e degli altri ed era sempre pronto ad alzare la voce. Non sto a elencare i malesseri di tutti i giorni, i litigi continui, i rimproveri e le accuse quotidiane. Non vi era più vera comunicazione tra di noi e non ragionavamo più come persone normali. La vita era diventata una lotta continua e completamente fuori controllo. I miei figli si erano trasformati da ragazzi calmi ed allegri in due giovani pieni di problemi: uno depresso e introverso, l’altro ribelle e iperattivo. Io ho cominciato a odiare la mia vita e l’alcolismo.

E qual è stata la sua reazione?

Marta – Per un certo periodo non avevo altro pensiero che farlo smettere di bere, ma più ci provavo urlando e accusando, condannando e minacciando e meno cambiava la situazione. Alla fine ero cosi esausta e scoraggiata che non sapevo più andare avanti e finalmente mi resi conto di aver bisogno di aiuto!

Un passo importante è stato quindi capire che avevate bisogno di qualcuno che vi desse una mano?

Andrea – Sì. Ho cominciato a frequentare un gruppo di auto mutuo aiuto. Ritenevo che mi avrebbero insegnato che cosa dovevo fare per liberare mia moglie dal vizio del bere. In effetti mi sbagliavo. L’approccio era ben diverso. Fin dal primo incontro ho capito che innanzi tutto avrei dovuto recuperare me stesso. Che dovevo liberarmi dagli influssi negativi prodotti dal vivere accanto a una persona affetta da una malattia come l’alcolismo. E questo sia che il nostro familiare continui a bere sia che smetta.

foto di DiamondRehab (Thailand) da unsplash.com

Si può pensare che la sobrietà raggiunta dall’alcolista segni la fine di tutto?

Andrea – No, non è così. Una volta che mi sono reso conto di quanto ero coinvolto dalla malattia di mia moglie ho dovuto imparare a tirare fuori tutta la rabbia e la frustrazione che avevo dentro di me. Allora ho capito che non avevo alcuna responsabilità dell’alcolismo di mia moglie e che nonostante tutti i miei sforzi, per quanto mi impegnassi non sarei mai riuscito a curarla né a cambiarla. Le persone non si possono cambiare, sono loro che devono decidere di farlo.

La sua attenzione non era quindi più esclusivamente rivolta a sua moglie ma in primo luogo a se stesso?

Andrea – Ho capito che io potevo agire solo su me stesso. Potevo cambiare i miei atteggiamenti e le mie azioni nei confronti del mio familiare e della vita. L’inizio del cambiamento è stato l’accettare che mia moglie era malata e che io ero impotente di fronte a questa condizione. Ho quindi riacquistato la speranza, ho ricominciato ad avere fiducia nella vita e soprattutto in mia moglie. È stato un percorso impegnativo, ma mi ha già dato la serenità e la voglia di vivere che avevo perso.

C’è quindi una speranza di uscire dal tunnel?

Marta – Certo ci vuole tempo e tanta pazienza, ma lentamente sto acquisendo serenità ed equilibrio e la mia vita comincia a scorrere più tranquilla, riesco ad apprezzare le piccole cose belle di tutti i giorni. Anche i miei figli hanno trovato aiuto nei gruppi e stanno ricuperando equilibrio e autostima. Nel frattempo mio marito ha accettato l’idea di avere un problema ed è riuscito a mettere il tappo alla bottiglia e sta recuperando la sua vita.